Storia del CIHA Italia

La costituzione dei comitati nazionali del C.I.H.A. risale al secondo dopoguerra; ma la presenza delle rappresentanze dei vari Paesi all’interno del Comitato Internazionale e in particolare nel Bureau si può individuare attraverso le vicende dei congressi internazionali di storia dell’arte nella loro cadenza a partire dal primo piccolo congresso di Kunstwissenschaft, tenutosi a Vienna nel 1873, a quello successivo di vent’anni dopo, nel 1893 a Norimberga, quando sotto la presidenza di von Lützow furono fissati gli Statuti ed elette le cariche del cosiddetto Comitato permanente di Storia dell’arte. La successione dei congressi con una cadenza triennale o quadriennale permette di seguire la storia del Comité internationale e la nascita dei comitati nazionali, della loro fortuna e delle loro sfortune.

Per quanto riguarda l’Italia, la partecipazione di Giovanni Cavalcaselle al convegno viennese segna la presenza italiana fin dall’inizio, sebbene fossero gli anni del soggiorno dello studioso in Inghilterra durante la collaborazione con Joseph Archer Crowe.
Nel congresso di Monaco del 1909 si segnala la presenza di Adolfo Venturi, che partecipò con due relazioni dedicate l’una alla “pittura gotica in Italia nelle prime decadi del secolo XV” e l’altra, di carattere metodologico, dal titolo: “Della posizione ufficiale della storia dell’arte rispetto alle altre discipline storiche “
La posizione dell’Italia si rafforza nel 1912 con il X congresso internazionale di storia dell’arte, che ebbe luogo per la prima volta in Italia e fu promosso e organizzato da Adolfo Venturi a Roma nella prestigiosa sede della Regia Accademia dei Lincei a Palazzo Corsini. Il convegno rivestì una grande importanza sia per l’ampia partecipazione di importanti personalità di studiosi provenienti da molti paesi europei, da Henry Thode a Paul Schubring, da Aby Warburg a Pietro Toesca, da Jan Veth a Louis Dimier, da Osvald Sirén a Puig y Catafalc, da Antonio Muñoz a Federico Hermanin , da Igino Benvenuto Supino a Andrea Moschetti, etc. Si segnala inoltre la presenza in questo congresso romano anche di due americani , Alfred Lincoln Frotingham, collega di Alain Marquand all’Universitá di Princeton che tenne una relazione dal titolo:”Di un nuovo metodo per distinguere le opere Bizantine dalle italo-Bizantine” e Gorham P. Stevens che fece una relazione dal titolo :”The influence of Italian Architecture upon the american architecture of today” che non venne pubblicata negli Atti che uscirono nel 1922 . Rilevante fu dunque soprattutto il tema del congresso dedicato alle relazioni artistiche internazionali e specialmente ai rapporti fra l’Italia e le altre Nazioni attraverso i secoli.
I temi dibattuti nel congresso romano ebbero una forte eco anche in rapporto al periodo, alla vigilia della prima Guerra mondiale, quando incominciarono ad emergere le tendenze nazionaliste che poi esplosero negli anni successivi.
Nei convegni postbellici, a partire dal congresso di Parigi del 1921, si conferma la presenza italiana; si ricordano in particolare gli interventi di Adolfo Venturi sulle arti figurative ai tempi di Dante, del giovane Lionello Venturi che tracciò ‘i primi lineamenti’ della sua Storia della Critica d’Arte pubblicata poi negli Stati Uniti nel 1936, di Luigi Coletti e di Antonio Morassi che intervennero sull’attuale problema della ricostruzione dei monumenti distrutti dalla guerra, ma si segnalano anche altri interventi sui rapporti artistici fra Italia e Francia e infine sulla musica, una sezione che figura come unica al congresso di Parigi nella storia dei congressi CIHA
Particolare rilievo ebbe la relazione di indirizzo metodologico affidata a Adolfo Venturi nella seduta plenaria del congresso di Bruxelles del 1930, dove la presenza italiana conta diversi studiosi, da Lionello Venturi a Giuseppe Gerola, a Luigi Serra a Riccardo Filangeri di Candida a Mary Pittaluga ed altri. Anche i convegni di Stoccolma del 1933 e del successivo tenutosi in Svizzera nel 1936 segnalano la presenza di studiosi italiani ma anche di funzionari di Musei e di Sovrintendenze, da Armando Quintavalle e sua moglie Augusta Ghidiglia a Pasquale Rotondi a Guido Ludovico Luzzatto ed altri. Alle soglie della seconda guerra mondiale nel congresso di Londra del 1939, probabilmente grazie alla situazione politica internazionale, la presenza italiana insieme a quella della Germania fu molto esigua. Subito dopo la fine della guerra incominciarono a costituirsi i singoli comitati nazionali, inizialmente organizzati in delegazioni delle Nazioni che contribuirono alla impostazione dei congressi nella scelta delle sedi, dei temi e dell’impianto culturale.
A partire dal 1949 con il congresso di Lisbona, sebbene in misura ridotta, l’attività del Comité internazionale riprende in maniera stabile e continuativa; significativa fu, da parte italiana in particolare, la presenza al congresso portoghese di Emilio Lavagnino che presentò una relazione sul restauro del Tempio Malatestiano di Rimini e un altra sull’influsso italiano sull’arte portoghese di età barocca.
L’Italia riprese maggior rilievo nel CIHA solo nel 1952 ad Amsterdam in occasione del XVII congresso, quando il Comitato italiano si ricostituì con il coordinamento di Giulio Carlo Argan, che si assunse il compito di redigere lo Statuto del Comitato italiano. Dagli anni Cinquanta dunque i congressi ebbero una cadenza stabile, prima triennale e poi quadriennale. Nel 1955 l’Italia ospitò il congresso a Venezia e nel 1979 a Bologna, dove alle presenze europee si aggiunsero quelle extraeuropee, americane del nord, del centro e del sud America e asiatiche, soprattutto giapponesi. La partecipazione degli italiani continua con un’importante presenza anche nel Bureau internazionale con personalità di prestigio nazionale come Oreste Ferrari, direttore dell’Istituto centrale del catalogo e Alessandro Bettagno, professore ordinario dell’Università di Padova, che organizzarono anche colloqui annuali a Bologna nel 1990 e a Napoli nel 1998.
Tra la fine degli anni ‘90 e l’inizio del 2000 le vicende del Comitato italiano sono state incerte e problematiche, tanto che venne a mancare una presenza ufficiale del Comitato italiano a Montreal nel 2004. Dopo alcuni tentativi di ricostituzione del Comitato italiano, anche su sollecitazione del Bureau internazionale, nel 2008 , per impulso di alcuni storici dell’arte e funzionari di Musei e di Soprintendenze, il Comitato italiano si e’ ricostituito, con la Presidenza di Giovanna Perini Folesani, procedendo alla revisione dello Statuto. La presenza italiana al Congresso internazionale a Melbourne nel 2008 attraverso un delegato ufficiale nella figura della direttrice del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi a Firenze, Marzia Faietti, ha registrato un grande apprezzamento da parte del Bureau e del Comitato internazionale.
La partecipazione infine del Comitato italiano al congresso internazionale di Norimberga nel 2012, con il coordinamento di sessioni da parte di studiosi italiani e la presenza di singoli ricercatori, accademici e funzionari di Musei, ha segnato un’ apprezzata affermazione del Comitato italiano che ha avanzato la propria candidatura per il congresso del 2020 a Firenze e, successivamente, nella riunione dell’International Bureau a Parigi (novembre 2013), la possibilità di un congresso in due sedi (Firenze 2019; San Paolo 2020), organizzato insieme al Brasile.
Con la scadenza del comitato italiano nello stesso 2012 e l’elezione dei membri del nuovo Consiglio direttivo e del Presidente nella persona di Marzia Faietti, la posizione del Comitato italiano si è ulteriormente rafforzata, con la sua presenza ai congressi annuali e l’attività promossa nell’ultimo anno e mezzo.

Riferimenti bibliografici

Decimo congresso internazionale di Storia dell’Arte, Roma MCMXII, offprint

L’Italia e l’Arte straniera. Atti del X congresso internazionale di Storia dell’arte in Roma, a cura di Adolfo Venturi, Roma 1922

Gerhard Schmidt, Die internationalen Kongresse für Kunstgeschichte, in “Wiener Jahrbuch für Kunstgeschichte”, 1983, pp. 7-116

G. Perini Folesani, Quale futuro per la storia dell’arte in Italia in Lo storico dell’arte. Formazioni e professioni – Scuola, Università. Tutela e mondo del lavoro. “Annali dell’Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli,” n. 16, 2005, pp.141-145.

C. Cieri Via, Adolfo Venturi e Aby Warburg, in Adolfo Venturi e la Storia dell’Arte oggi, a cura di M.D’Onofrio, Franco Cosimo Panini, Modena 2008, pp. 141-152.

G. C. Sciolla, Roma 1912: Adolfo Venturi e il primo Convegno internazionale di Storia dell’arte. Attualità di un dibattito e urgenza, tuttora persistente, di alcune proposte, in “Arte Documento”, 28, 2012, pp. 220-225.

G. Perini Folesani, Il contributo italiano ai congressi e ai colloqui CIHA dalle origini al 2000, Germanisches National Museum, CIHA 2012 Nürnberg 33th Congress of the International Committee of the History of Art, Congress Proceedings, Part 4, Verlag der Germanischen National Museums, Nürnberg 2013, pp. 1482-85

L’Italia e l’arte straniera. La Storia dell’Arte e le sue frontiere. A cento anni dal X Congresso Internazionale di Storia dell’Arte in Roma (1912). Un bilancio storiografico e una riflessione del presente, Atti del convegno (Roma, 23-24 novembre 2012) a cura di C.Cieri Via, E.Kieven, A.Nova, Bardi Edizioni, Roma 2015